Facebook vi dirà se una foto di voi è stata pubblicata (ma non se siete nella Ue)
Facebook comunicherà ai suoi utenti (ma non quelli che vivono in Ue e Canada) se nuove fotografie che li raffigurano sono state pubblicate sul suo sito, anche nel caso in cui gli utenti stessi non siano stati taggati. La notifica arriverà nel News Feed, sempre che nelle impostazioni si sia scelto "on" e non "off" (anche questa una novità).
Con questa nuova funzione, annunciata oggi, il social network potenzia il riconoscimento facciale che avviene soprattutto attraverso un'altra funzione lanciata nel 2010: essa suggerisce quali degli amici di un utente dovrebbero essere taggati nelle foto che l'utente stesso carica sulla piattaforma. Chi ha scelto di non utilizzarla, è automaticamente escluso dalla nuova funzione.
Nel nome della privacy e di "una migliore gestione della propria identità", Facebook dice che sarà anche in grado di comunicare se un'immagine di un utente è finita in quella utilizzata nel profilo di un altro, sia esso un amico o no.
"Vogliamo che le persone si sentano fiduciose quando postano una foto di sé stesse su Facebook", ha spiegato in un post Joaquin Qui-onero Candela, direttore per le attività di Applied Machine Learning del gruppo. E' lui ad avere detto che l'obiettivo è "prevenire che qualcuno impersonifichi qualcun altro su Facebook" e quindi si spacci per chi non è.
Infine, il gruppo di Menlo Park (California) ricorrerà al riconoscimento facciale per descrivere fotografie ai ciechi (utilizzando uno screen-reader potranno sentire i nomi dei loro amici che compaiono in un'immagine).
Mentre il gruppo guidato da Mark Zuckerberg preme l'acceleratore sul riconoscimento facciale, si intensifica il dibattito sulla protezione dei dati biometrici ad esso associati. Stanno diventando un prodotto prezioso nella Silicon Valley. Si pensi alla funzione introdotta nel nuovo iPhone X.
Va detto che le nuove funzioni sono attive in tutti i mercati dove il riconoscimento facciale di Facebook già funziona. Gli Usa sono inclusi ma non l'Europa e il Canada, dove i regolatori hanno sollevato preoccupazioni e temono violazioni sulle leggi della privacy.
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