I primi 100 giorni di 'apprendistato' di Donald Trump

A mezzanotte saranno 100. I primi cento giorni di presidenza di Donald Trump: tre mesi e mezzo decisamente intensi e ricchi di colpi di scena. Se è vero che i risultati concreti sono stati piuttosto scarsi, è però altrettanto vero che Donald Trump è cambiato molto nel corso di questo periodo, seguendo una curva di apprendimento molto rapida.
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Dalle indagini dell’Fbi sull’interferenze russe ai fallimenti sui decreti sull'immigrazione e sulla riforma sanitaria, dagli attacchi verbali ai media e alle ‘fake news’ a quello militare di una base siriana. 'L'apprendistato' di Donald Trump è passato attraverso diverse prove, che lo hanno trasformato da magnate dell’edilizia newyorchese a Commander in Chief degli Stati Uniti d’America. E’ lungo questo percorso infatti che ha maturato le scelte di ribadire il proprio impegno alla Nato, il ruolo della leadership americana a livello internazionale, il sostegno all’Europa e la rottura con Mosca. Una svolta di 180° rispetto alle posizioni espresse durante la campagna elettorale e i primi giorni alla Casa Bianca.
A ricoprire un ruolo fondamentale in questa metamorfosi sono state le persone di cui si è circondato. Ad affiancare il Trump 'acerbo' dei primi tempi erano l’ideologo dell’estrema destra Steve Bannon e la sua squadra, a cui si sono però lentamente sostituiti i tecnici: Steve Mnuchin, segretario al Tesoro e Gary Cohn, capo del consiglio per la Sicurezza Economica; Jim Mattis al dipartimento di Stato, HR McMaster al consiglio per la Sicurezza Nazionale e John Kelly alla Sicurezza Interna. Rispettivamente gli economisti e i militari, a cui si è unito anche l'ex Ceo di Exxon Mobil Rex Tillerson, nei panni del segretario di Stato. I familiari di Trump, in un primo momento vicini al nazionalismo di Bannon, hanno contribuito a spostare gli equilibri unendosi proprio alle file dei tecnici.
Non si può dimenticare tuttavia l’imprevedibilità della figura di Donald Trump, con i suoi repentini cambi di opinione spesso veicolati da un tweet graffiante. Difficile dunque prevedere come saranno i prossimi 100 giorni, ma una cosa è certa: se vorrà portare a termine la riforma fiscale, quella sanitaria e gli altri punti della sua agenda, dovrà essere disposto a collaborare. Perfino con i democratici. Una delle cose che Trump ha imparato nei suoi primi 100 giorni - e soprattutto nelle sue prime sconfitte - è che il bilanciamento dei poteri in America funziona. In poche parole: il presidente propone, ma è il Congresso che dispone.
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